Facciamo un po’ di chiarezza…

Variabilità Genetica

La variabilità genetica rappresenta il “serbatoio” di geni di una popolazione (razza) essenziale per garantire alla stessa un’adeguata adattabilità.

In ambito di allevamento l’adattabilità è finalizzata al raggiungimento degli obiettivi di selezione (artificiale) insieme ad una adeguata efficienza riproduttiva (fitness).

Nelle piccole popolazioni allevate il monitoraggio e la conservazione della variabilità genetica risulta fondamentale, dal momento che la riproduzione non casuale di un limitato numero di riproduttori, soprattutto se fra loro imparentati, comporta una maggiore probabilità di fissazione di alcuni geni in omozigosi con conseguente perdita di variabilità genetica.

I geni fissati possono esprimere caratteristiche fenotipiche negative !!!

Una stima indiretta di variabilità deriva dalla valutazione del coefficiente di inbreeding (consanguineità o inincrocio), tramite l’analisi della genealogia della popolazione.

Consanguineità e Parentela

Coefficiente di inbreeding (F), riferito al singolo individuo è la probabilità che un soggetto sia omozigote per un allele identico per discendenza.

Coefficiente di parentela (additiva) dei genitori, riferito a due individui diversi è la probabilità che condividano, in un dato gene, un allele identico per discendenza.

F = metà del coefficiente di parentela

L’inbreeding si accumula se gli accoppiamenti fra parenti vengono ripetuti nelle generazioni.

La consanguineità di un individuo non si trasmette alla discendenza se questo viene accoppiato ad un soggetto non parente.